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iOS 7: dovremo davvero pagare per aggiornare le nostre app?

iOS 7: dovremo davvero pagare per aggiornare le nostre app?
Pier Francesco Piccolomini

Pier Francesco Piccolomini

  • Aggiornato:

Stai pensando di passare ad iOS 7? Allora tieni in conto che per aggiornare alcune delle app che già possiedi forse dovrai pagare.

A tre mesi dalla presentazione ufficiale, è ufficialmente uscito iOS 7. Ma alla curiosità di tutti noi per le novità che il nuovo sistema operativo Apple offre, si aggiunge anche il disappunto. È infatti possibile che l’aggiornamento di alcune app che già possediamo non sarà gratuito (come era stato fino ad ora), ma a pagamento.

Perché?

Il motivo è, per così dire, tecnico. iOS 7, infatti, non è un semplice update di iOS 6, ma è stato scritto quasi da zero, e graficamente è cambiato profondamente. Questo vuol dire che anche le app esistenti, per essere esteticamente coerenti con la nuova cornice, devono essere ricreate (quasi) totalmente. E questo comporta un grosso lavoro per gli sviluppatori. Lavoro per il quale, forse, chiederanno un contributo.

In poche parole, chi vorrà aggiornare app già acquistate su iOS 6, dovrà in alcuni casi farlo a pagamento. L’alternativa: tenersi le versioni pre-iOS 7, che funzioneranno perfettamente ma che improvvisamente sembreranno, inserite nel nuovo contesto grafico, vecchie a bruttine.

Ovviamente questa sgradevole novità ha suscitato un certo malumore tra gli utenti. Ancora non si sa quanti e quali sviluppatori sceglieranno di chiedere un contributo per l’aggiornamento delle loro app. L’unica cosa certa è che qualcuno lo farà.

Le ragioni degli sviluppatori

È d’altronde difficile biasimare gli sviluppatori. Improvvisamente, per motivi non dipendenti dalla loro volontà, si ritrovano a dover riscrivere daccapo tutti i software da loro creati. Il che vuol dire, per loro, tempo, lavoro e denaro da investire. E poi?

E poi si troveranno al bivio: far infuriare gli utenti chiedendo loro del denaro per qualcosa che hanno già pagato, o non chiedere nulla, il che equivale ad accettare di lavorare (tanto) gratis. E questo è un brutto colpo, sia per uno sviluppatore singolo che per una società che deve pagare lo stipendio ai propri programmatori.

La terza opzione, e cioè non rilasciare un aggiornamento che omogeneizzi l’aspetto delle app con iOS 7, è impraticabile. La vecchia grafica dell’icona e dell’app, nel nuovo ambiente, sfigurerebbe, e il programma finirebbe a prendere polvere in qualche angolo dell’iPhone.

Le ragioni di Apple

D’altronde Apple non può essere biasimata per avere rinnovato il proprio sistema operativo mobile. L’innovazione continua è una caratteristica congenita del mondo tecnologico, che genera, consuma e rigenera prodotti a grande velocità.

Bisogna anche dire che pagare per gli aggiornamenti delle applicazioni non è un concetto nuovo. Siamo abituati a farlo, ad esempio, per i grossi programmi. Quando esce un nuovo Photoshop, o un nuovo Word, l’update da una versione della Creative Suite o di Office alla successiva è sempre a pagamento. Si tratta però, di fatto, di nuovi programmi.

Nel caso degli update delle app per iOS 7, invece, difficilmente si tratterà di molto più di un adattamento grafico.

Le ragioni degli utenti

E poi bisogna considerare l’aspetto psicologico. Anche se ci sarebbero delle ragioni valide a supporto del contributo per l’aggiornamento di alcuni programmi, gli utenti sono abituati all’update gratuito.

Se improvvisamente lo stesso gesto compiuto gratuitamente decine o centinaia di volte dovesse diventare a pagamento, la reazione sarebbe inevitabilmente negativa. E a maggior ragione lo sarà da parte di chi ha molte app, o ne ha di molto costose, ad esempio i navigatori come TomTom.

C’è poi una domanda ulteriore che ci preme. Il nuovo iOS prevede l’automazione degli aggiornamenti. Cosa succederà con tutte le applicazioni il cui update sarà a pagamento? Esiste il rischio che gli utenti si ritrovino a pagare senza neppure saperlo, scoprendolo solo all’arrivo della relativa fattura via email? Probabilmente no, ma nel momento in cui scriviamo  non ne abbiamo la certezza.

La situazione, poi, risulta ancora più complicata se la inseriamo in un contesto più ampio. Mentre infatti Apple “costringe” gli sviluppatori a riscrivere app già esistenti, Google con le Chrome Apps consente invece a chi programma di scriverle una volta sola, e poi farle girare su tutte le piattaforme grazie al browser Chrome. Una bella differenza.

Cosa dovrebbe fare Apple?

Questa situazione potrebbe avere delle conseguenze sgradevoli per Cupertino. Un esercito di sviluppatori e di utenti infuriati, infatti, non è il massimo per un’impresa.

Apple dovrebbe forse “offrirsi” di farsi carico di pagare essa stessa gli sviluppatori che aggiornano le proprie app, cercando una formula che lasci tutti ragionevolmente contenti.

Il rischio di clienti infelici, infatti, potrebbe non solo causare un esodo verso altre piattaforme (Android in testa), ma comprometterebbe anche la percezione di iOS come sistema operativo “perfetto”.

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Un’azienda che ha fatto dell’estetica la propria bandiera, infatti, non può correre il rischio di ritrovarsi milioni di iPhone con applicazioni graficamente incoerenti. La home di una persona che ha deciso di non pagare per aggiornare le proprie app, infatti, sarebbe un patchwork di icone vecchio stile e nuovo stile. Un colpo d’occhio che farebbe probabilmente rivoltare Steve Jobs nella tomba.

Altre soluzioni a cui potrebbero ricorrere degli utenti insoddisfatti: il jailbreaking (che però, in iOS 7, rende impossibile il blocco a distanza del telefono in caso di furto) o un iTunes pirata, che per ora esiste solo in Cina (ma che potrebbe un giorno essere accessibile anche da altri paesi) e che consente di scaricare illegalmente programmi su iPhone senza jailbreak. Tutte opzioni che Apple dovrebbe cercare di evitare.

E tu che ne pensi? Sei disposto a pagare per aggiornare le tue app o credi che dovrebbero farsene carico gli sviluppatori o la Apple stessa?

Pier Francesco Piccolomini

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